• Home
  • Chi siamo
  • Contatti
  • Home
  • Chi siamo
  • Contatti

PrimaverAC"Sulle orme di Armida Barelli"
Il ruolo della donna oggi nella Chiesa e nella società"

Il 30 aprile 2022 nel Duomo di Milano il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, in rappresentanza di papa Francesco, presiederà la Celebrazione eucaristica per la Beatificazione di Armida Barelli. Una tappa importante per la Chiesa italiana e per l’Azione Cattolica. Ma non solo! Ecco perché abbiamo pensato di dedicare la XVI edizione della PrimaverAC alla scoperta di questa figura unica nella sua originalità per rileggerne l’esperienza umana, spirituale e sociale e riconoscerne l’importanza storica passata, presente e futura. Nel segno di Armida Barelli, cercheremo di seguire le sue orme alla scoperta della sua personalità e spiritualità per portare all’attenzione della Chiesa e della società civile di oggi il suo operato, il suo insegnamento che attuale per l’oggi ci può indicare anche prospettive future. Maria Sticco, nel suo libro “Armida Barelli – Una donna tra due secoli” pubblicato da Vita e Pensiero, casa editrice dell’Università Cattolica, osserva che la figura di Armida Barelli si staglia «alta tra due secoli, anzi tra due ere della civiltà della donna: l’era della sottomissione più o meno incondizionata, e l’era dell’autonomia economica e giuridica». Sticco parte dal contesto storico-sociale dell’epoca per ricostruire la vita e l’operato della Barelli: “Ida nacque nel 1882 e morì nel 1952. Nacque nell’età umbertina, e morì nel sesto anno dell’Italia repubblicana; nacque nel periodo del positivismo e dell’anticlericalismo più ostili alla Chiesa, e morì quando la Conciliazione e la rinnovata cultura cattolica cercavano di ricostruire la quarta Italia, sulle rovine della Seconda guerra mondiale; nacque al tempo dei lumi a petrolio, dei treni a carbone, delle carrozze a cavalli, e morì al principio dell’era atomica; nacque quando le ragazze per bene non uscivano sole, né a capo scoperto, non studiavano nelle scuole maschili, non partecipavano alla vita pubblica, e morì quando le donne, anche giovanissime, godevano piena libertà di movimento, quando diritti e doveri fra i due sessi erano quasi parificati”.

Grazie alla capacità di uscire dagli schemi del tempo Armida Barelli è una delle figure femminili più importanti del '900 italiano. Le molte qualità personali, organizzative, imprenditoriali, di lettura e interpretazione della realtà vengono messe a frutto per una responsabilità laicale di apostolato precursore del Concilio Vaticano II.
Unica figura femminile in un mondo prevalentemente al maschile, si trova a discutere, a progettare e collaborare, sia su temi ecclesiali che sociali, con notabili, intellettuali, nobili e porporati. A lei si deve la nascita della Gioventù Femminile di Azione Cattolica (1917), la GF, un progetto apostolico che seppe coinvolgere milioni di giovani donne in tutto il territorio nazionale, primo movimento femminile cattolico organizzato che nasceva per una migliore formazione religiosa, morale, sociale della giovane cattolica in ordine alla famiglia e all’apostolato, come recita il primo articolo del primo statuto della GF. Un impegno di apostolato vissuto nell’ordinario della vita, in famiglia, nel lavoro che aprirà alla santità nel quotidiano. All’epoca un fatto inaudito per la Chiesa italiana, donne che prendono consapevolezza della responsabilità del laico militante che sfocerà poi nella corresponsabilità laicale. La GF confluirà poi nell’Azione Cattolica portando le sue peculiarità, la sua organizzazione, le sue linee di azione, le sue idee sulla missionarietà laicale e dando così un’impronta e una direzione a tutta l’associazione.  Con Padre Agostino Gemelli, con il quale collaborerà per 40 anni, fonda la casa editrice Vita e Pensiero (1918), lavora al progetto che porterà alla realizzazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (1921), fonda la famiglia spirituale delle Terziarie Francescane del Regno Sociale del Sacro Cuore (1919), oggi Istituto secolare delle Missionarie della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo e l’Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo (1929) per avvicinare i laici alla vita liturgica, anticipando il Concilio Vaticano II. Tante opere che padre Gemelli nel suo testamento scrisse: “Niente sarebbe nato né fiorito senza lo zelo, la pietà, l’intelligenza e la vita soprannaturalmente ispirata della signorina Barelli” che lui definiva “cucitrice di opere”.  La Barelli affrontava tutti i passaggi più difficili e delicati delle sue opere e delle realtà affidate alla sua responsabilità sospinta da una fede e una fiducia assoluta nel sostegno del Sacro Cuore esplicitato nell’espressione: “Sacro Cuore mi fido di te”. Espressione che ripeteva anche nelle riunioni dei dirigenti delle varie opere quando bisognava prendere decisioni coraggiose e controcorrente, a volte non comprese e non condivise dagli stessi collaboratori, ma che lei portava avanti anche quando gli altri volevano fermarsi.

I circoli della Gioventù femminile da lei fondati erano veri laboratori di formazione integrale: religiosa, morale, culturale e sociale (un esempio le settimane sociali). Le giovani della GF erano organizzate in una associazione che, ispirata ai principi democratici, si sviluppò in tutto il territorio nazionale unendo donne appartenenti a classi sociali differenti. Armida non aveva una visione elitaria della cultura, perché riteneva che tutte le giovani di tutte le classi sociali potessero e dovessero sviluppare la propria preparazione per portare il proprio contributo nella società e nella Chiesa. Aveva fiducia nelle capacità personali di ognuna. A partire da una solida preparazione religiosa, sintetizzata nel trinomio “eucarestia, apostolato, eroismo”, che le giovani ricevevano sia nei grandi centri, come nelle piccole città e nelle zone rurali, piano piano iniziano ad acquisire quello spirito laicale moderno di sintesi fra fede e vita che le porterà alla presa di coscienza dell’identità femminile libera da stereotipi e ancorata ai principi evangelici. Oggi noi possiamo solo provare ad immaginare oltre all’oggettiva fatica di girare l’Italia, l’opposizione che avrà riscontrato per le consuetudini e mentalità del tessuto sociale e del clero del tempo. Tutto il suo impegno a favore dell’emancipazione femminile e della parità dei diritti però non fu mai caratterizzato da rivendicazioni, ma, a partire dai principi della dottrina sociale della Chiesa, sempre improntato alla formazione umana e cristiana di una coscienza critica delle donne, volta a generare persone con una propria opinione sui più svariati temi, capaci di un modo di pensare al femminile senza condizionamenti. Non femministe, ma donne cattoliche. Capaci cioè di collegare fede e vita, essenza della laicità e della santità laicale, non sbandierata, ma vissuta nella trama ordinaria dell’esistenza. Ciò contribuì fortemente alla promozione e “liberazione” della donna permettendole di allargare il suo orizzonte alle più ampie dimensioni della convivenza umana, sociale, educativa, culturale, professionale, politica, ma senza lasciare mai indietro o trascurare “l’essere buone spose e buone madri” come chiedeva da “sorella maggiore” la Barelli alle donne che personalmente incontrava. Le donne hanno ricevuto dalla GF un importante impulso a un impegno sociale ed ecclesiale da protagoniste, da soggetto attivo e non solo passivo della pastorale, della società e della politica permettendo così di portare la cura e il “genio femminile” nella politica e nella società di oggi. La GF ha aperto la strada per una presenza nella società e nella Chiesa di donne attive, mature religiosamente e professionalmente, preparate nel lavoro, capaci d’impegno politico, civile, istituzionale per l’edificazione di una società più inclusiva e fraterna, più giusta e solidale a vantaggio del bene comune.  Certamente molti passi sono ancora da fare per il raggiungimento della piena parità del ruolo della donna nella Chiesa e nella società del futuro, come pure definire la responsabilità che oggi ha o dovrebbe avere nella rigenerazione dei processi che toccano la vita della Chiesa, della società e delle istituzioni, senza perdere di vista che oggi sempre più la questione della violenza sulle donne è un elemento che non si può tacere e tollerare.

A partire da Armida cercheremo di affrontare tutto ciò nei tre incontri della PrimaverAC: "Sulle orme di Armida Barelli. Il ruolo della donna oggi nella Chiesa e nella società", inizio ore 18:15:
mercoledì 27 -"Armida Barelli e la sua vicenda spirituale e sociale. Quale eredità e quali insegnamenti per l'oggi?" Relatrice Paola Bignardi (in collegamento da remoto), Pedagogista, già Presidente Nazionale dell'Azione Cattolica. Presso la Sala Maggiore Biblioteca Planettiana Palazzo della Signoria
giovedì 28 - "Verso un'emancipazione sociale e culturale delle donne. Prospettive presenti e future"  Relatrice Mariagrazia Santagati, docente di Sociologia dell'Educazione e coordinatrice del gruppo SID-Sociologhe in Dialogo del Dottorato in Sociologia, Organizzazione, Culture dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Presso la Sala Maggiore Biblioteca Planettiana Palazzo della Signoria
venerdì 29 - “Il ruolo delle istituzioni per favorire la libertà e la parità" Relatrice Letizia Caccavale Presidente del Consiglio per le pari opportunità di Regione Lombardia. Presso la Sede diocesana dell’Azione Cattolica in piazza della Repubblica.
Armida Barelli non è stata figura esclusiva di Azione Cattolica, ma grazie alla sua passione cattolica ha avuto la capacità di unificare senza uniformare sensibilità differenti, segno di un carisma davvero cattolico. Un carisma fecondo e generativo anche per le giovani e i giovani di oggi perché testimonia la capacità di stare nelle complessità del tempo, nelle sue tensioni e questioni, con sguardo profondo capace di discernere la realtà, affrontarla insieme e guardare con più speranza al futuro. 


Roberto Taccaliti
Azione Cattolica diocesi di Jesi 

PrimaverAC 2022

Locandina

Azione Cattolica diocesi di Jesi - 2023
p.zza della Repubblica 4 / Jesi (AN)